La manifesta diffussione dell'amianto nei vari settori produttivi costituisce un rischio per la salute pubblica ormai ben conosciuto. In passato il rischio derivava principalmente dall'utilizzo dell'amianto, come materia prima, nel settore industriale, tessile e manifatturiero. Oggi il pericolo è legato all'eventuale degrado delle strutture o beni che lo contengono e, paradossalmente, proprio alla sua rimozione. Le operazioni di bonifica dell'amianto comportano dei rischi sia di natura occupazionale, riguardanti le maestranze addette alla rimozione, sia di natura ambientale legati alle modalità di smaltimento del rifiuto e secondariamente al rischio di contaminazione delle aree interessate all'intervento.
La Legge 257/92 oltre a prescrivere l'assoluto divieto di produzione, commercializzazione, importazione, esportazione ed impiego di materiali, manufatti e beni contenenti amianto, ha stabilito termini e procedure per la dismissione delle attività inerenti l'estrazione e la lavorazione dell'asbesto. Il legislatore ha definitivamente sancito la sua pericolosità, definendolo come agente cancerogeno R49 ed etichettandolo come "Rifiuto Speciale Pericoloso".
L'amianto ha effetti sulla salute dell'uomo attraverso l'inalazione e l'ingestione. Non esiste una soglia di rischio specifica al di sotto della quale la concetrazione di fibre di amianto nell'aria non sia pericolosa. Teoricamente anche l'inalazione di una sola fibra pùò causare le pataologie mortali connesse. Tuttavia un'esposizione prolungata nel tempo o ad considerevoli quantità, aumenta esponenzialmente la probabilità di contrarle. La penetrazione delle fibre nell'organismo può provocare una serie di conseguenze: attreverso un'azione tossica come l'asbestosi, oppure un'azione cancerogena con conseguente mesotelioma pleurico, cancro polmonare, cancro della laringe, cancro dell'intestino. L'effetto cancerogeno dell'amianto sul polmone (carcinoma brochiale) è enormemente potenziato dal tabagismo.
La normativa sull’amianto successiva alla Legge 257/92, integrata con decreti e circolari, ha regolato dettagliatamente alcuni problemi specifici legati alla presenza dell'asbesto in alcuni manufatti o costruzioni specifiche, come nella scoibentazione di carrozze ferroviarie e navi, nelle industrie dismesse, nei silos, nelle tubazioni e nei contenitori destinati al trasporto e al deposito di acqua potabile, negli edifici pubbllici e privati, nella componentistica termica elettrica, nei filati, nei freni, nelle frizioni e guarnizioni, ma anche norme relative alla protezione del personale impegnato nelle operazioni di bonifica e smaltimento.
L'amianto nel settore delle costruzioni edili è stato impiegato massicciamente per parecchi anni, in virtù dell'economicità del materiale e della sua praticità di posa, nonchè per le sue ineguagliabili proprietà intrinseche. Fu utilizzato in molti componenti edili quali: lastre di copertura in cemento amianto (Eternit, il nome commerciale dell'omonima società produttrice con sede a Casale Monferrato e Siracusa), tubazioni, condotti e canne fumarie (fibrocemento), caldaie, prodotti bituminosi, carte e cartoni, amianto floccato per fonoassorbenza, rivestimenti termici per pareti e tubi, porte tagliafuoco, tende, vernici, intonaci e pavimenti in linoleum (vinilamianto).
Il cemento-amianto è un materiale in matrice compatta realizzato con una miscela di cemento e fibre di amianto, costituito prevalentemente da crisotilo (amianto bianco), ma anche da crocidolite ed amosite (amianto blu) complessivamente in una quantità pari a circa il 15% del peso complessivo.
La presenza di materiali contenenti amianto in un edificio, comporta realmente un serio pericolo per gli occupanti, nel momento in cui subisce un danneggiamento a seguito di interventi di manutenzione o se sottoposti ad azione di disturbo o deterioramento. Analogamente se il materiale è perennemente sottoposto ad agenti atmosferici, o se è altamente friabile. In questi casi, conseguentemente a vibrazioni dell'edificio, a movimenti di persone o macchine, a correnti d'aria, a vestustà, si può verificare un rilascio e un distacco di fibre che possono costituire un rischio potenziale.